Finora sono 420 le persone che hanno scelto di essere cremate nell’impianto di viale Don Bianco

Le musiche di Ludovico Einaudi segnano il momento che precede il distacco definitivo. Oppure il Requiem di Mozart, l’Inverno delle Quattro stagioni di Vivaldi o i canti gregoriani. Per i familiari e amici che si accingono ad accomiatarsi dal loro caro è uno dei momenti di maggiore struggimento, nella consapevolezza che ciò che accadrà nel tempo successivo avverrà nel rispetto delle volontà del defunto.

La sala del commiato del Tempio Crematorio di Asti potrebbe raccontare molte storie di come si compie l’ultimo saluto a chi è arrivato all’atto conclusivo della vita. Spesso, in questo spazio di raccoglimento, si esaudiscono i desideri del defunto: ascoltare la sua canzone più amata o leggere la poesia preferita. Il personale dell’Asp è attento a che si compiano le scelte di familiari e amici: proiettare fotografie con la persona cara, ricordandola con brevi discorsi, o farla rivivere in spezzoni di filmati.

Sono 420 le persone che hanno scelto finora la cremazione del proprio corpo, utilizzando il Tempio del Cimitero Urbano di viale Don Bianco: non “solo” un impianto, ma un luogo in cui si celebra un rito a fronte di un’opzione – quella della cremazione – che implica un forte coinvolgimento emotivo e culturale. Una scelta personale adottata da una leggera prevalenza di donne rispetto agli uomini. Duecentotre i residenti nel capoluogo e 205 in provincia, mentre in 12 sono sopraggiunti da fuori (Valle d’Aosta, Lombardia, Toscana, fino a Francia e Spagna). Per far conoscere il tempio, l’Asp, che lo gestisce insieme agli altri servizi cimiteriali del Comune, inizierà a diffondere nei prossimi giorni, in coincidenza con la ricorrenza dei defunti, l’opuscolo “Dall’altro lato del cammino”. Vi si trovano informazioni sulla conservazione, l’affidamento e la dispersione delle ceneri.

“La cremazione – ricorda Marco Spriano, dirigente dei servizi cimiteriali per Asp – si svolge nel rispetto delle volontà del defunto e delle normative”. Quella regionale dispone che “i Comuni devono dotarsi di un apposito registro in cui sono iscritti coloro che hanno espresso la propria volontà alla cremazione e all’affidamento o alla dispersione delle ceneri. In qualsiasi momento, il soggetto iscritto può chiedere la cancellazione delle annotazioni iscritte nel registro per la cremazione”. Ad Asti la dichiarazione di volontà, dopo essere stata sottoscritta all’Ufficio cimiteri del Comune in via Gerbi 22, viene inserita nel registro dell’Anagrafe (Stato Civile).

Entrato in funzione dall’inizio dell’anno, il forno crematorio è l’ultimo autorizzato dalla Regione. Le ceneri, contenute in un’urna chiusa e in materiale a norma di legge, possono essere tumulate in una celletta del cimitero urbano o di quelli frazionali, affidate ai familiari per la custodia in abitazione, disperse nel roseto situato a poca distanza dal Tempio Crematorio o “in natura”, cioè al di fuori degli spazi cimiteriali (in montagna, nei laghi, nei fiumi o in mare, sempre a distanza dai centri abitati). Ad Asti, dopo lo spargimento delle ceneri nel roseto, chi lo desidera potrà ricordare il proprio caro apponendo il suo nome su un’apposita lapide.

La percentuale di cremazione al Tempio di viale Don Bianco, in rapporto ai decessi, è del 21%, in media con quella consolidata tra Nord e Centro Italia.